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Archive for novembre 2011

Mentre l’Europa vive la peggiore  crisi economica e finanziaria dalla Seconda Guerra Mondiale, il Presidente degli Stati Uniti d’America  Barack Obama, è volato nella terra dei canguri, l’Australia. La visita ha l’obiettivo di rinsaldare l’alleanza con il paese oceanico e ribadire l’influenza strategica degli Yankee nella regione dell’Asia pacifico. Obama manderà infatti quasi 3000 marines nel paese, specificando che serviranno a garantire la sicurezza dei mari e quindi le vie commerciali.

Il vero obiettivo della strategia americana è però ben altro. Il varo della prima portaerei cinese Varjag  ha creato qualche malumore ai falchi di Washington, che non accettano in alcun modo l’espansione cinese nell’area dell’Asia pacifico, zona ormai di primaria importanza visti gli interessi economici in gioco e hanno quindi pensato di ricordare a Pechino chi comanda da quelle parti. Non dimentichiamoci che nel Pacifico operano attualmente 2 flotte navali Usa, la Terza flotta con base a San Diego e la Settima flotta basata a Yokosuka vicino alla baia di Tokyo. La presenza navale è quindi assai notevole, solo queste 2 flotte hanno a disposizione 6 portaerei classe Nimitz da oltre 100.000 tonnellate l’una con 85 aerei da combattimento ciascuna.

Pechino quindi non ha attualmente le capacità militari di rispondere alla potenza navale americana ma può stare solo a guardare. Il portavoce del ministro degli esteri cinese ha dichiarato : «Non si comprende perché si debba intensificare e espandere l’alleanza militare con l’Australia: non dovrebbe essere l’interesse dei due Paesi in questa regione»

Pechino fa capire chiaramente quanto sia fastidiosa la presenza militare degli Yankee vicino alle loro coste e quanto la Cina abbia bisogno di rafforzare la propria Marina Militare assai inferiore come numeri e mezzi e ancora deteriminante per l’influenzare gli equilibri in un oceano un tempo dominato dall’Impero Giapponese.

[Oggi in Indonesia, il premier cinese Wen Jiabao ha messo in guardia contro qualsiasi interferenza esterna nel Mar Cinese Meridionale]

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L’Europa e l’euro si trovano al punto di non ritorno.  Lo spread dei titoli di stato italiani, spagnoli, belgi e francesi hanno toccato oggi nuovi record storici e  fanno indubbiamente capire che il contagio sia appena iniziato e la soluzione alla crisi del debito sia bel lontana dall’ essere risolta.

Riavvolgendo il nastro indietro di poche settimane , possiamo concordare che le risatine di Sarkozy sull’affidabilità dell’ Italia rischiano di rivelarsi un pericoloso boomerang in faccia per la grandeur francese,  infatti la cosiddetta tripla A è a rischio bocciatura imminente visto che il deficit pubblico transalpino è  vicino al 7%( quello dell’ Italia è del 3,9%) e il differenziale con i Bund tedeschi ha sfondato quota 200 punti base(come noi a giugno), per non parlare della crescita economica ormai sotto l’1% per il 2011.

Il vero problema di questa crisi Europea nasce dal ruolo della BCE che ha poteri dimezzati rispetto alla FED o alle banche centrali inglesi o giapponesi,  infatti la Banca Centrale Europea non può stampare moneta viste le resistenze della Germania, timorosa e impaurita dal pericolo inflazione e dall’ uniformare la casa Europea .  L’unica soluzione al problema è che la BCE inizi a emettere moneta o che vengano emessi Eurobond comuni a tutta l’Europa, questo fermerebbe immediatamente la speculazione contro i singoli Stati . La Germania d’altro canto non accetta di pagare le mancanze e le debolezze dei paese più deboli e indebitati che hanno speso senza alcun ritegno e si ostina quindi a negare qualsiasi progetto di più ampia visione.

La caduta del sire di Arcore e l’approdo del Prof. Mario Monti  esperto conoscitore degli affari comunitari, può certamente aiutare l’Italia a sedersi ai tavoli Europei per approntare una “core euro zone” ovvero una zona euro ristretta con i Paesi più forti, Germania, Francia, Olanda , Austria ed escludendo i paesi periferici come Portogallo, Grecia e Irlanda. Difficilmente l’Italia potrà rimanere fuori da questo nocciolo duro,  i tedeschi non saranno così ingenui da lasciare un paese come l’Italia, molto forte nel settore manifatturiero e per di più con una moneta più debole rispetto a loro. Di conseguenza le esportazioni tedesche subirebbero un contraccolpo notevole, e per la Germania sarebbe come avere una piccola Cina a qualche centinaia di Km di distanza da casa. Un incubo per Berlino. I prodotti italiani sarebbero più convenienti dei prodotti tedeschi nel mercato Europeo e mondiale.

Il lavoro che spetterà a Monti non sarà facile ma difficilissimo, infatti il discredito degli investitori e dell’Europa verso l’Italia causato dal Governo Berlusconi è notevole. Ciò che accadrà e si deciderà nelle prossime settimane sarà decisivo per le sorti del Vecchio Continente ma le decisioni cruciali saranno prese al Bundestag.

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